In Francia: il primo bosco per le ceneri di cremazione

Inaugurato in novembre 2020 nel Comune di Arbas, il primo sito boschivo francese ad essere classificato come cimitero, nato per accogliere le ceneri di cremazione.

Un bellissimo esempio di collaborazione pubblico-privato per la creazione di un cimitero immerso nella natura, dove le ceneri possano riposare ai piedi degli alberi.

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Ritrovate testimonianze della cremazione come rito funerario risalenti a 9.000 anni fa in un sito archeologico israeliano.

Un’equipe di archeologi ha infatti scoperto resti carbonizzati di un giovane adulto nell’antico villaggio di Beisamoun, a nord della Valle de Giordano.

Stando alle analisi, i resti sarebbero databili tra il 7031 e il 6700 A.C.!

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Anche per l’anno 2019, la cremazione si è confermata in crescita non solo in Italia, ma in tutto il mondo.

Lo dimostrano le ultime statistiche pubblicate dalla International Cremation Society (ICS) nel numero dedicato Statistics Issue 2020, allegato al numero 86 della rivista PHAROS INTERNATIONAL.

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In Gran Bretagna, la pandemia COVID-19 sembra stia rendendo meno popolare la cosiddetta “Cremazione Diretta”.

E di certo non ci sarebbe da stupirsi. Stiamo infatti tutti vivendo in prima persona gli effetti dell’assenza di riti funebri, e abbiamo ancora negli occhi le immagini dei corpi portati direttamente al crematorio o al cimitero senza alcun tipo di accompagnamento.

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In Spagna, la Asociación Nacional de Servicios Funerarios (Associazione Nazionale dei Servizi Funebri) prevede che, entro il 2029, oltre il 70% delle persone sceglierà la cremazione.

Negli ultimi dieci anni, infatti, la cremazione in Spagna ha registrato un’evoluzione in crescendo, a discapito delle sepolture in cimitero.

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In questi mesi abbiamo assistito ad avvenimenti che mai avremmo immaginato: le salme trasportate dall’esercito, i poli crematori che lavoravano a ciclo continuo, l’assenza assoluta di cerimonie funebri, i cancelli dei cimiteri chiusi. 

Un fenomeno che non ha riguardato solo l’Italia, ma tutto il mondo. L’assenza di rituali funebri ha infatti avuto un impatto decisivo a livello globale, come dimostra un articolo pubblicato sul sito di radio KCRW, che ha raccolto le testimonianze di undici corrispondenti esteri. 

In particolare, in tre paesi (India, Cina e Filippine), le politiche di contenimento del Coronavirus hanno inevitabilmente interrotto i rituali legati alla cremazione, con ricadute sulla popolazione e sull’elaborazione della morte e del lutto.

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Pubblicate in data 08 aprile 2020 dal Ministero della Salute, le “Indicazioni emergenziali connesse ad epidemia COVID-19 riguardanti il settore funebre, cimiteriale e di cremazione”, valide per l’intero territorio nazionale fino a un mese dopo la fine dell’epidemia.

Riportiamo di seguito solo le parti relative alla cremazione e alla collocazione di urne nei cimiteri (punti F e G della circolare ministeriale), rimando alla lettura del documento integrale a fondo pagina. 

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«Se muoio durante l’emergenza da Coronavirus, devo essere cremato anche se questa non è la mia volontà?»

In questi giorni di emergenza sanitaria, abbiamo ricevuto spesso questa domanda via email. Il dubbio nasce dall’ennesima notizia falsa che ha iniziato a circolare sin dagli inizi dell’emergenza sanitaria.

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Nonostante la Chiesa Greco Ortodossa continui a contrastare la pratica della cremazione in Grecia, il nuovo impianto crematorio, costruito a Ritsona, vicino ad Atene, si sta già ritagliando un ruolo sempre più importante, dando nuove speranze a chi ha sempre sostenuto la libertà dei cittadini di poter scegliere la cremazione.

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A seguito delle numerose telefonate e richieste ricevute dalla nostra Associazione, abbiamo deciso di dedicare una pagina del nostro sito alla pubblicazione dei costi della cremazione in Emilia Romagna.

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