All’oggi, il Comune di Bologna ha ricevuto 2.178 Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT), tutte rigorosamente inserite nella Banca Dati Nazionale.
Da chi è vicino alla morte, o sta fronteggiando una malattia difficile, c’è una cosa che possiamo imparare: a non sprecare il tempo a nostra disposizione e a vivere la vita pienamente, sfruttando ogni secondo che ci è concesso.
Il rimpianto più comune che accomuna tutte le persone vicine alla morte è infatti di aver sprecato il tempo a disposizione, di non aver vissuto appieno la vita, perdendo attimi preziosi.
«Se potessi tornare indietro e rivivere tutto, sapendo quanto velocemente passa il tempo, avrei assaporato ogni attimo, assaggiato ogni delizioso boccone».
Che cosa succederebbe se la morte si prendesse una vacanza e le persone smettessero di morire?
Nel romanzo Le intermittenze della morte, José Saramago immagina un paese in cui, dalla mezzanotte di un giorno qualsiasi, le persone smettono di morire.
Un romanzo estremamente moderno, che ci fa riflettere sul ruolo anche sociale della morte e sull’interruzione volontaria della vita.
Un’indagine di grandissimo interesse che ha permesso l’approfondimento di alcuni temi che ci riguardano tutti da vicino: i diritti del malato, le DAT (ex Testamento Biologico), la sedazione palliativa profonda, l’eutanasia e le scelte di fine vita.
Si tratta della ricerca commissionata dall’Associazione Libera Uscita alla società Pepe Research, per sondare il grado di consapevolezza della popolazione anziana italiana in materia di:
Quali caratteristiche dovrebbe avere la morte per essere una “Buona Morte”? Ne parliamo grazie a uno studio americano che ha analizzato i desideri dei malati terminali.
La ricerca ha infatti rielaborato le testimonianze di pazienti terminali, familiari e operatori sanitari insieme a 36 differenti studi sul tema della morte e del morire.
“Vorrei aver vissuto la vita a modo mio, non come gli altri si aspettavano la dovessi vivere”. È questo il rimpianto più comune, quello che affligge la maggioranza delle persone alla fine della propria vita.
Ne parla Bronnie Ware nel suo libro Vorrei averlo fatto, in cui individua i cinque rimpianti più comuni tra chi si trova ad affrontare la fine imminente della propria vita o di quella di un proprio caro.