Lutto e cremazione: i risultati di una ricerca

Pubblicati in maggio 2020 i risultati dello studio commissionato all’Università di Bath da parte di DignityUK per approfondire la relazione tra cremazione e lutto.

L’obiettivo della ricerca, della quale abbiamo parlato in Una ricerca sul rapporto tra cremazione ed elaborazione del lutto, era esaminare la relazione tra i differenti aspetti della cremazione (come la presenza o meno di una cerimonia) e i livelli di dolore provati dai superstiti nel corso del tempo.

Metodologia di studio

I partecipanti allo studio, condotto nel Regno Unito, sono stati selezionati sulla base dell’attualità del lutto, vale a dire da 2 a 5 mesi prima dell’inizio del progetto, e per la scelta della cremazione.

Il questionario è stato somministrato due volte: in aprile 2018 e a distanza di un anno, per valutare le reazioni dei partecipanti nell’immediato e nel corso del tempo.

Il numero dei partecipanti, che hanno inviato sia il primo sia il secondo questionario, è di 233.

Il lutto e la cremazione

Ai fini di questo studio, il team di ricerca ha compilato una lunga serie di domande su aspetti rilevanti della cremazione:

  • l’armonia o il conflitto interpersonale tra i famigliari nel processo decisionale alla cremazione;
  • la cerimonia di cremazione;
  • l’assenza di una cerimonia (quindi la cremazione diretta);
  • la destinazione delle ceneri;
  • la soddisfazione generale;
  • la soddisfazione su componenti specifiche della cerimonia.

I fattori emersi dallo studio

Dall’analisi delle risposte date dai partecipanti è emerso che la presenza o l’assenza di una cerimonia funebre legata alla cremazione non incide in maniera determinante sulla percezione del dolore, nemmeno nel corso del tempo.

Un dato che sorprende, ma fino a un certo punto. Se l’assenza di una cerimonia è frutto di una scelta consapevole, che ad esempio il defunto aveva condiviso con la famiglia quando ancora era in vita, non è detto che debba creare problemi nell’elaborazione del lutto.

Senza contare che la ricerca non tiene conto del dato successivo, che riguarda la collocazione delle ceneri: quanti, tra coloro che hanno scelto la cremazione diretta hanno poi celebrato, con amici e famigliari, la dispersione o la tumulazione dell’urna?

E quanti hanno poi, eventualmente, svolto cerimonie di addio in forma privata, senza la collaborazione delle imprese funebri?

In merito alla collocazione delle ceneri, infatti:

  1. Il 69,7% dei partecipanti allo studio ha scelto di disperdere le ceneri o collocarle in cimitero con amici e familiari presenti.
  2. Il 25,7% ha invece scelto di conservare le ceneri in famiglia.
  3. Il 19,7% hanno disperso o sepolto le ceneri senza familiari e amici.

Mettendo a confronto questi tre gruppi, il livello di dolore è risultato maggiore per i partecipanti che ancora conservano le ceneri in famiglia; come se la vicinanza dell’urna avesse reso meno lineare l’elaborazione della perdita.

Considerazioni finali

La ricerca, sia pur analizzando una porzione minima della popolazione, apre alcune riflessioni interessanti:

  1. La ricerca è stata svolta prima dell’emergenza Covid-19 ed è interessante prendere atto che, dopo che l’assenza di riti è diventata un’obbligo e non più una scelta, la cremazione diretta non sia più così apprezzata da parte degli anglosassoni. Si legga Gli effetti del Covid sulla cremazione diretta.
  2. Interessante, inoltre, come la conservazione in casa dell’urna possa – nei casi analizzati – intensificare il dolore di una perdita; teniamo a precisare che non è sempre vero. Si legga Dispersione e affido: le motivazioni di una scelta (pagina 10 di SO.CREM Bologna Informazione n° 53)

Per approfondire

La ricerca completa, che analizza molti altri aspetti legati al lutto e alle cerimonie funebri, può essere letta in lingua inglese su OMEGA – Journal of Death and Dying