Fine vita: gli anziani conoscono i propri diritti?

Un’indagine di grandissimo interesse che ha permesso l’approfondimento di alcuni temi che ci riguardano tutti da vicino: i diritti del malato, le DAT (ex Testamento Biologico), la sedazione palliativa profonda, l’eutanasia e le scelte di fine vita.

Si tratta della ricerca commissionata dall’Associazione Libera Uscita alla società Pepe Research, per sondare il grado di consapevolezza della popolazione anziana italiana in materia di:

  • Autodeterminazione Terapeutica sancita dalla Legge 219/17 (Consenso Informato e Disposizioni Anticipate di Trattamento)
  • Opzioni di fine vita già disponibili in Italia (come la sedazione palliativa profonda)
  • Morte Medicalmente Assistita, nelle varie forme consentite all’estero (in primis l’eutanasia).

L’indagine ha previsto la somministrazione di un questionario a un campione casuale di 400 individui, rappresentativo della popolazione nazionale maggiore di 64 anni.

I risultati fanno emergere alcune informazioni di grande interesse, che riassumiamo di seguito:

I diritti del malato

Una quota rilevante di anziani italiani, circa il 30%, è consapevole che il paziente ha il diritto di essere informato sulla propria salute.

Un quarto, però, non ha mai sentito parlare né dell’esistenza di una specifica normativa e nemmeno immaginava che potesse essere almeno una prassi: quella di informare il paziente sulle proprie condizioni di salute o di rispettare la sua volontà di non essere informato.

Il 20% degli anziani, 1 su 5, è ancora convinto che il medico debba sempre adoperarsi per salvare la vita del paziente, indipendentemente dalla volontà di quest’ultimo.

Il testamento biologico

L’espressione Testamento Biologico è nota alla maggior parte degli anziani, anche se solo un terzo dichiara di aver ben chiaro di cosa si tratti:

  • Tra i conoscitori consapevoli, più della metà ne ha già redatto uno (si tratta soprattutto di uomini di livello socio-economico più elevato, al Nord Ovest e al Centro in particolare. Le donne sono meno informate)
  • Tra coloro che, pur sapendo cosa sia, ancora non l’hanno redatto: la maggior parte sente che non è ancora il momento di mettere per iscritto le disposizioni anticipate di trattamento.

Sedazione ed eutanasia

La maggioranza degli anziani intervistati ha dichiarato di avere una chiara conoscenza della sedazione palliativa profonda (il 19% ne ha anche avuta esperienza da vicino).

Allo stesso tempo, però, un terzo degli anziani coinvolti nell’indagine ha dichiarato che pensava che eutanasia e sedazione palliativa fossero la stessa cosa.

E questo anche se 9 anziani su 10 hanno dichiarato di conoscere il termine Eutanasia e il 50% si sapere con chiarezza di cosa si tratti.

Anche tra chi è convinto di aver bene chiaro cosa si intenda per eutanasia, una quota considerevole (2 su 10) ammette di non distinguere bene la differenza tra le due.

Interessante constatare che solo una piccola parte dei cattolici praticanti ha dichiarato che accetterebbe la sedazione palliativa profonda e questo anche se la Chiesa Cattolica promuove da tempo l’adozione delle cure palliative, in contrasto con l’eutanasia.

La morte augurabile

La quasi totalità degli anziani ha dichiarato che la morte augurabile è a casa, circondato dagli affetti più cari, anche a costo di esporli alla propria dipartita.

La scelta della morte in solitudine, senza nessuno al proprio capezzale, diminuisce al crescere dell’età, segno che più ci si sente vicini alla morte e più si ha il desiderio di un accompagnamento.

Più divise le opinioni sul fatto che la morte sia preferibile improvvisa o graduale; in generale, la morte improvvisa è preferita soprattutto dai più anziani.

Per approfondire

La ricerca, molto più approfondita rispetto ai dati che abbiamo condiviso, può essere scaricata e consultata liberamente dal sito dell’Associazione Libera Uscita.