Quando l’arte entra negli hospice: 2 esperienze

Due donne che hanno imparato il senso profondo della vita trascorrendo del tempo all’interno degli hospice e dei reparti di cure palliative: sono la fotografa francese Sylvie Legoupi e l’artista anglo-americana Claudia Bicen.

Entrambe autodidatte, Sylvie e Claudia si sono avvicinate alla malattia terminale osservandola attraverso il filtro dell’arte, cercando di cogliere la ricchezza e la qualità di un finale di vita che non è solo dolore e sofferenza, ma anche amore, compassione e comprensione.

Un finale di vita dove i malati terminali davano maggiore valore a quello che avevano creato, al ruolo che avevano avuto nella famiglia e nella comunità, ormai del tutto disinteressati alla carriera, al denaro e alle “cose” che avevano accumulato.

Guardare la vita attraverso una lente
L’esperienza di  Sylvie Legoupi

Fotografa autodidatta, Sylvie Legoupi ha iniziato la sua carriera per strada, cimentandosi nella street photography. Solo in un secondo momento ha deciso di mettersi alla prova affrontando il mondo degli ospedali.

«All’inizio – scrive in un lungo e approfondito articolo su Order of the good death – volevo mettere alla prova la mia capacità di adattamento, per vedere se riuscivo ad affrontare argomenti dolorosi che colpiscono la vulnerabilità dell’essere umano. […] Per questo ho fatto la scelta, terapeutica e artistica insieme, di iniziare a fotografare all’interno degli hospice e nei reparti di cure palliative».

«Attraverso la fotografia ho voluto dimostrare – continua Sylvie – che la morte è parte della vita e che è naturale come la nascita. E allo stesso tempo ho voluto anche mettere in evidenza gli stessi gesti di nutrimento, di conforto e di consolazione dei quali sono stata testimone in queste due unità».

Nessuna galleria d’arte ha accettato, per il momento, di mostrare il suo progetto. Le foto possono essere viste solo nei corridoi degli ospedali che – conclude: «Sono attualmente l’unica risposta di una società che vede la morte come un fallimento».

Thoughts in Passing
L’esperienza di Claudia Bicen

«Sin da quando ero una giovane ragazza – scrive Claudia Bicen – sono stata attratta dal tema della vita e del come dovremmo viverla. Convinta che nella morte potesse esserci la risposta, ho contattato gli hospice della Bay Area, in California, chiedendo di poter incontrare i loro pazienti».

Comincia così la storia della mostra Thoughts in Passing, una serie di 9 ritratti a grandezza naturale realizzati a carboncino dall’artista anglo-americana autodidatta Claudia Bicen, che ha trascorso due anni dialogando con i degenti degli hospice, facendo emergere pensieri, riflessioni, rimpianti e lezioni sulla vita.

Ritratti malati terminali

Nel corso di questi incontri (oltre 50 ore di interviste), Claudia ha disegnato i loro volti e ha registrato le loro voci, creando un audio montaggio di 3 minuti che accompagna ogni ritratto in mostra.

La mostra itinerante Thoughts in Passing è per ora visibile solo in America e in Regno Unito, però è possibile vedere i disegni e ascoltare gli audio direttamente sul sito dedicato al progetto e alla mostra:

www.thoughtsinpassing.com