Perché celebriamo funerali?

Sin dalla notte dei tempi, l’uomo ha sentito la necessità di celebrare riti funerari che potessero rispondere a molteplici bisogni, non solo a quello basilare della disposizione rispettosa del corpo. Il Dr. Alan D Wolfelt ha analizzato questi riti e ha messo in evidenza le motivazioni che ancora oggi spingono gli uomini a celebrare funerali. 

In particolare, il Dr. Wolfelt – oggi direttore del Center For Loss and Life Transition – ha creato un sistema gerarchico a forma di piramide che include tutte le motivazioni per cui i funerali vengono celebrati.

La sua “Hierarchy of the Purposes of the Funeral” si rifà idealmente alla famosa Gerarchia dei Bisogni dello psicologo statunitense Abraham Maslow: nel gradino più basso sono posizionate le motivazioni più elementari, quelle legate al fatto stesso di essere uomini. Precedendo verso l’alto, quindi verso la punta della piramide, si arriva alle motivazioni più complesse e più immateriali.

Motivi per cui celebriamo funerali

Alla base della piramide, il dottore statunitense pone l’incontro con la Realtà (Reality). “Accettare il senso definitivo della morte – scrive Alan – è molto difficile, ma il funerale aiuta a farlo. La morte si accetta prima con la mente e, solo con il passare del tempo, con il cuore. Partecipare al rito funebre aiuta a dare inizio al processo di accettazione”. Il funerale diventa quindi il luogo in cui ci si scontra con la realtà della morte e si inizia a lasciare andare il defunto.

Un gradino subito sopra la Realtà, troviamo il Recall, ovvero il Riportare alla memoria. “Il funerale – continua Alan – ci aiuta a convertire la relazione che avevamo con la persona morta dalla presenza fisica alla memoria; veniamo chiamati a condividere i ricordi che abbiamo di quella persona e, allo stesso tempo, impariamo dagli altri presenti cose che non sapevamo, come il valore che il defunto aveva per loro”.

Salendo ancora troviamo il Support, quindi il Sostegno. “I funerali sono luoghi sociali: vengono celebrati in ricordo del morto, ma sono pensati per chi resta, affinché tutte le persone che soffrono per la perdita di quella persona possano essere di sostegno le une alle altre”.

Siamo ormai giunti nei tre gradini più alti della piramide del dr. Wolfelt e quindi iniziamo a spostarci dalle motivazioni reali e razionali verso quelle più immateriali, legate al sentimento e al pensiero.

Con Expression, infatti, Alan intende l’Espressione della sofferenza, una delle motivazioni ritenute più importanti per quanto riguarda i funerali.

“Quando siamo addolorati, ma non piangiamo – specifica il dr. Wolfelt – la tristezza che sentiamo diventa insopportabile, e va a unirsi a tutte le altre emozioni che proviamo dentro creando un macigno. Piangere ci aiuta a guarire e il funerale ha da sempre assunto un ruolo fondamentale per liberarsi delle emozioni attraverso le lacrime”.

Approdiamo quindi al secondo gradino, occupato dal Meaning che in italiano potremmo tradurre come la ricerca di Significato. Durante i funerali, le persone non possono fare a meno di chiedersi: “La persona che ho amato ha trascorso una buona vita?” e da qui al porsi domande sul senso della vita, e della morte, il passo è breve.

“I funerali – dichiara Alan – ci lasciano il tempo e lo spazio per riflettere sul significato più profondo della vita e della morte; sono il luogo ideale dove accogliere queste domande, non certo semplici, e iniziare a cercare, in pace e serenità, delle risposte”.

E infine, nella punta più alta della piramide, trova posto la Trascendenza (Transcendence). Concetto immateriale e allo stesso tempo di grande importanza, i funerali ci “risvegliano”, ci fanno comprendere quali sono i valori e le persone veramente importanti per noi, e in che modo vogliamo spendere il tempo che ci resta da vivere.

“I funerali ci aiutano ad abbracciare la meraviglia della vita e della morte – conclude Alan D Wolfelt – e ci ricordano che ogni singolo istante è prezioso”.

 

Nota di redazione

Questo testo è frutto di una rielaborazione dell’articolo Why we have funerals pubblicato nella primavera del 2016 dal Dr. Alan D Wolfelt  su PHAROS INTERNATIONAL – la rivista ufficiale della CREMATION SOCIETY OF GREAT BRITAIN.