Elaborare il lutto grazie alla scrittura: 2 esempi

Due esempi molto diversi, distanti nel tempo e nello spazio, eppure accomunati da uno stesso intento: elaborare il lutto per la perdita di qualcuno che amiamo utilizzando lo stesso mezzo espressivo: la scrittura

a cura di Alice Spiga, direttrice di SO.CREM Bologna

Il primo è il cortometraggio scritto e recitato da Erri de Luca: un film commuovente durante il quale ritrova la madre e può di nuovo parlare con lei, ritrovando l’intimità che aveva contraddistinto il loro rapporto. 

Il secondo è l’album scritto da Nick Cave dopo la morte del figlio, dal quale è nato anche un documentario in cui il cantautore neozelandese condivide in che modo la sua arte l’abbia aiutato ad andare avanti. 

Entrambi questi esempi rendono molto bene l’idea di come la scrittura possa aiutarci a scoprire, giorno dopo giorno, la persona che siamo diventati dopo la perdita di una persona che abbiamo amato, e che ancora amiamo. 

esempi di scrittura per elaborare il lutto

Un cortometraggio per ritrovare la madre

«Con la scrittura e con il cinema ho potuto acciuffare un pezzo del tempo trascorso e l’ho fatto diventare presente; questo per me significa scrivere: convocare il passato, costringerlo ad esserci di nuovo». 

Con queste poche parole, lo scrittore Erri de Luca racconta, ai microfoni del 68° Festival di Venezia, la motivazione che l’ha spinto a scrivere e a recitare in Di là dal vetro, un cortometraggio che nasce dall’idea di poter re-incontrare la madre, che ha vissuto insieme a lui gli ultimi anni della sua vita. 

Il cortometraggio è ambientato in una notte, nella casa in cui Erri de Luca vive tuttora, una notte durante la quale nessuno dei due riesce a dormire. Quella notte, madre e figlio si trovano intorno al tavolo della cucina e, avvolti nel buio che si fa complice delle loro confidenze, riescono a parlare di tante piccole cose – di uova al tegamino e di guerre, di un cuore malandato e di un diario di viaggio con la copertina rossa – vivendo un’ultima notte d’insonnia e d’intesa.

Un cortometraggio in cui si percepisce un profondo senso di abbandono e di vuoto che la madre ha lasciato nella vita dello scrittore e, allo stesso tempo, la presenza della madre e il suo affetto continuano a esistere anche dopo la morte, pur restando al di là dal vetro. 


Un disco e un film per onorare un figlio

“La vita continua anche quando non vuoi e questo film che lui ha voluto è un modo per mettere un piede davanti all’altro, per andare avanti”. Andrew Dominik

Nell’estate del 2015, il figlio quindicenne del cantautore australiano Nick Cave precipita per oltre quindici metri dalle scogliere nell’East Sussex, vicino a Brighton, e muore. 

A un anno da questo evento traumatico, Nick Cave decide di girare un documentarioOne More Time with Feeling – con il quale non solo presenta il nuovo disco Skeleton Tree e le canzone ivi contenute, ma racconta anche l’accaduto, in un doppio processo di condivisione e di elaborazione della propria perdita.

Da un lato, Cave si presenta al pubblico come una “persona diversa”: un uomo “cambiato dalla catastrofe”, che ancora deve capire come ricollocarsi nel mondo, come convivere con “un tempo che va avanti, ma irrimediabilmente torna, come un elastico, al punto di crisi e così farà per sempre”.

Dall’altro lato, però, Cave è sempre lo stesso, è sempre l’artista che “deve cantare le stelle, deve cantare la pioggia, deve cantare il dolore, deve cantare il sangue” perché, anche se sostiene che il dolore non porti linfa, che prosciughi soltanto, le sue canzoni dimostrano il contrario: dimostrano che da un trauma come la morte di un figlio può nascere… qualcosa.

E questo “qualcosa” è Skeleton Tree che, come ha giustamente scritto Michele Monina su Il Fatto Quotidiano: «È un disco che suona come un requiem, come lo straziante urlo di dolore di chi cerca di scavare nell’abisso per cercare una via di fuga, uno spiraglio di luce, ben sapendo che luce non c’è, che per quanto ci si arrampichi nel pozzo si finisce sempre per ritornare sul fondo».

Come Nick Cave ha dichiarato in una recentissima intervista pubblicata su Rolling Stone: «Skeleton Tree e il film One More Time with Feeling hanno avuto conseguenze spaventose: mi hanno aiutato ad andare avanti. È una cosa che non mi aspettavo dalla mia arte.»

«Il film – conclude – è stato un regalo da parte di un caro amico (si riferisce al regista neozelandese Andrew Dominik, ndr). Ha lavorato sull’invisibile, mi ha ridato qualcosa e ha onorato mio figlio».